Ten Second After: Georgia Barnes, Worriers, Gwenno, Chelsea Wolfe, Pridjevi

di RSK

CHELSEA WOLFE: ABYSS

Un paio di anni fa ThommyThecaT rimaneva fulminato da un disco dei Russian Circles, un trio strumentale di post metal che per l'occasione si faceva dare voce dalla dark lady Chelsea Wolfe che oggi ritorna a far parlare di se con questo Abyss. Bel destino per un'amante del metal, con all'attivo dischi interessanti dai titoli pittoreschi, come Apokalypsis o Pain is Beauty quello di essere nata a Sacramento. Battute a parte la noir-issima Chelsea, sembra aver trovato la profondità che mancava alla propria musica presentando un miscuglio di rock sperimentale e heavy metal fondato sul sacro fuoco della chitarra e di liriche che riguardano «la fragilità umana, l’intimità, l’ansia e il desiderio». Un disco sorpredente che ricorda certe dinamiche care a NIN dei '90 su un tappeto vocale che a tratti rimanda al mito di P.J.Harvey. Abbandonati il noise degli esordi e gli stilemi gotich degli ultimi dischi Abyss fa centro soprattutto quando alterna la melodia vocale con la durezza chitarristica.

GEORGIA BARNES - GEORGIA

Non capita tutti i giorni di farsi ammaliare e conquistare da un disco di elettronica, almeno non di questi tempi, tempi in cui lo sdoganamento del genere è tale per cui ormai quasi tutto ciò che di pop spara fuori il mercato mainstream o è hip-hop o elettronica. Divagazioni semantiche a parte questa GEoRGiA il cui nome per inciso è Georgia Barnes, è inglese e già questo dovrebbe metterci il cuore in pace. L'elettronica è il suo pane, l'hip hop e il dub anche, ma attenzione; a fronte di un inizio caratterizzato da ritmi infighettati che catturano a primo udito l'ascoltatore il disco si rivela e disvela nella sua complessità pezzo dopo pezzo. Si passa da una Bjork periodo Debut, a un Tricky, periodo solare, passando per pezzi da novanta come Faithless, Everything But The Girl o Prodigy e potremmo andare avanti con il giochetto per ore. Ma no, non è questo il tratto distintivo di questo sorprendente disco, è invece quel gusto per la sperimentazione dei suoni che alla fine spiazza continuamente e cattura. Dall'easy listening al low-fi, dalla house music all'indie, dal basso all'alto, dal suono pulito a quello sporco. 
Pensandoci bene potrebbe essere un capolavoro questo Georgia, lo è? 


WORRIERS - IMAGINARY LIFE

Lauren Denitzio non è una tipa a cui piace starsene comoda a rigirarsi i pollici visto che oltre a essere pittrice, designer, artista visuale e quant'altro è anche la leader dei Worriers, il nome è storpiato a favore della pronuncia, un collettivo di punk melodico  o power rock di stanza a Brooklyn. Con Imaginary Life completano un percorso intrapreso dal 2010 e sfornano felicemente il primo disco completo a fronte di una serie di singoli o EP che lo hanno preceduto. 
Tra questi vale la pena almeno citare Sinead'O Ribellion. Un singolo dalla copertina stratosferica e chiaro riferimento alle arcinote esternazioni di Sinéad Marie Bernadette O'Connor che nel 1992 durante l'interpretazione di War di Bob Marley bruciò la foto dell'allora aspirante Santo, Giovanni Paolo II. Ma bando alle ciance, il disco in questione si presenta bene e risulta assai piacevole, svariando, in realtà molto più del previsto, tra indie e punk-rock. Le liriche rispettano le intenzioni della band che appunto si definisce un collettivo e cerca di sensibilizzare il proprio pubblico su tematiche sociali e per così dire umanistiche cercando anche di evitare la facile demagogia.

PRIDJEVI - PRIDJEVI

Comincia rock e finisce in...mucca questo esordio omonimo dei Pridjevi! Ovviamente la mucca più famosa di tutte. Il riferimento alla psichedelia anzi allo psycho-pop dei primissimi The Pink Floyd è d'obbligo ma potremmo anche citare dall'altra parte dell'oceano il gruppo degli Elephant 6, di cui fanno parte sia gli Of Montreal che i temuti Elf Power o tornare in Europa in modo più consono con gli svedesi Goat. D'altra parte ogni riferimento potrebbe apparire stucchevole di fronte a un combo che viene dalla Croazia per la precisione da Labin, più vicino a Trieste che a Zagabria. I suoni si attenuano e rallentano con il passare dei minuti e il disco cresce recuperando anche melodie e ritmiche che ricordano certi Doors. Ma al di là del riaffiorare dei rimandi, non solo a altri gruppi ma anche ad altri generi, il free jazz per esempio, alla fine di Pridjevi si ha la sensazione di aver fatto una scoperta davvero interessante e balcanica. Per una volta potete accantonare Bregovic, Kusturica e tutti quei cliché che stanno alla ex-Jugoslavia come pizza e mandolino al Belpaese. Good trip.


GWENNO - Y DYDD OLAF

Il bello della musica d'oggi è che non ci sono più punti di riferimento. Ti puoi ritrovare ad ascoltare di tutto e farti piacere o dispiacere qualsiasi cosa, senza pregiudizi. Questo non succedeva quando la distinzione tra ciò che era mainstream e ciò che era considerato alternativo era assai più netta. Ovviamente sto parlando del mondo reale, della musica che gira in rete e nell'aria, non sto parlando delle programmazioni cadaveriche delle radio-zombie italiane che peraltro sono sempre state così; più realiste del re e zeppe di spazzatura spaccatimpani fin dalle prime ore dell'alba. Ma perché questa inutile digressione? Forse perché Gwenno Saunders proviene proprio da quel mondo almeno finché era la tastierista di un classico gruppo pop britannico come le Pipettes (mai sentite!). Oggi però va di moda rompere gli schemi ed ecco che la nostra, da solista, sforna un disco che pur con i piedi ben piantati nel pop, si diverte a giocare con i generi: elettronica, candy pop e un pizzico di sperimentalismo per un Y Dydd Olaf interamente cantato in gallese, lei è di Cardiff, che permette all'artista britannica di chiudere un capitolo della propria carriera e aprirne un altro ben più promettente. Riferimenti più o meno espliciti con St.Etienne e Adventures in Stereo.

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