Endkadenz Vol.1: ho un brivido di già!

Pronti via! Dove eravamo rimasti? Ho già una fissa! Ho una fissa riparte da dove avevamo lasciato i Verdena alla fine di Wow: suoni abrasivi, chitarre distorte e noise, batteria battente e testi "meravigliosi" (ormai ci fanno...). Ma c'è qualcosa di nuovo nella voce di Alberto all'apparenza gracchiante un po' sopra le righe forse troppo rumorosa. Il pezzo è un esordio degno di tal guisa. Il cambio di rotta non si palesa almeno finché non attaccano Puzzle una canzone ossimoro, ancora dalla lampada di aladino salta fuori una distorsione pazzesca della voce che si sdoppia in un falsetto che ricorda il ghigno di quella vecia, la casalinga  del video dei Soundgarden (Black Hole Sun) che da sorriso si apre talmente tanto da diventare mostruoso; parte tranquilla e poi raggiunge il finale dopo un climax dietro l'altro, meravigliosa: Chiamami nevruz! raccogli il mio seme...

Un po' esageri è il singolo di lancio, possiamo dirlo, è una specie di sballata e di nuovo il volume sembra essere altissimo, sembra che vogliano risparmiarci la fatica di alzarlo. Il ritmo tra chitarra e batteria leggermente sintetizzata che si inseguono è incalzante, direi un marchio di fabbrica. Da qui in poi pero' ci vogliono le cinture di sicurezza perché la musica cambia e gli alambicchi si moltiplicano, macchine incredibili, suoni indicibili, quali universi hanno scoperto, giocando con la nitroglicerina nel pollaio, i nostri eroi?


Con Sci Desertico (il testo è tutto un programma) mischiano l'elettronica al lo-fi alla ricerca di un sound noise/fastidioso veramente straniante, senza batteria e con molti suoni campionati la protagonista è la chitarra e la solita voce riverberatissima. Non ci puoi restare fermo mai dici che non siamo comodi come ieri ancora tu ci sei cosa dire adesso chiamami più ti vedo e più sei fuori in me più del mare in fondo perdo un che ma non trovo via di fuga. 
I testi non li ho tradotti io!?! Nevischio è magia pura, una ballata vera e propria con una voce in falsetto che fa venire in mente, insieme alle ritmiche da marcetta e al testo poeticissimo un caro vecchio amico: Lucio Battisti. Ebbene si e non sarà l'unico rimando al Lucio post Mogol (diciamo quello un po' progressivo degli '80). Una perla breve ma intensa che precede la bellissima e più rock Rilievo che ricorda invece in una specie di cortocircuito i Verdena precedenti a Wow, un attracco sicuro? un lido amico? 'nsomma anche qui sparano fuori parecchi neurodeliri come una batteria elettronica che ricorda certi Radiohead. Dopo la neve il Diluvio e il ritorno del caro vecchio pianoforte: poesia, accendini in aria, sussurri, echi in lontananza, falsetti distorti e poi di nuovo scompaio Di nuovo scompaio se te ne vai insieme noi siamo pari su di noi non crescerà un mai ma tu cresci in me è come una cicatrice che un brivido è già che un brivido è già. 
Dopo l'assalto di Derek, pezzo crasto, che mi ricorda certe cose di Machina degli Smashing Pumpkins, si omaggia di nuovo la canzone italiana: Vivere di Conseguenza è un'altra, inattesa, per lo stile, perla di questo disco. Ancora scusate l'insistenza giova notare il lavoro incredibilmente sfaccettato sulla produzione dei suoni e in particolare della voce/voci corredata da una pianola beatlesiana la canzone cambia di ritmo continuamente. Un pezzo interessantissimo. Alieni Fra Noi sembra autobiografica fin dal titolo ma forse lo è solo nello stile cosa che non è per esempio Contro la Ragione con un incipit incredibilmente new wave (ancora Lucio) e un ritmo apparentemente fighetto, come al solito è la voce a scombinare le nostre certezze e di nuovo si vira verso la psichedelia. Torna protagonista la chitarra e il progressive nell'Inno del Perdersi con la postilla degli applausi finali quasi a voler anticipare il tuor che sarà e dove il disco avrà il giusto banco di prova. La soffice Funeralus conclude l'album lasciando l'impressione di una prima parte, ricordiamo che la seconda è prevista prima dell'estate, molto eclettica e stratificata che non vuole dare punti di riferimento e che soprattutto dice come i Verdena abbiano ancora molto da dire e dare e abbiano voglia di esplorare la musica senza limiti.

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